mercoledì 12 maggio 2010

Tutto

Tutto il veleno d’inchiostro finito nel nostro pane,
tutte le schegge di legno dei gelati buttate dietro ai termosifoni col naso che cola,
tutte le sedie schiacciate, le pelli grattate, i pruriti
salutati al mattino con uno sbadiglio,
tutte le stelle lasciate ad asciugare sul caldo del televisore,
e le figlie uccise soffocate dalle voglie dei loro padri,
tutte le macchine rimesse a letto senza le coperte,
tutte le prese elettriche ricoperte di nastri rossi per attirare la corrente,
tutte le mani stirate sotto i letti, accese nei cassetti,
tutti gli assi aperti come lucertole al sole
e fatti essiccare sopra i comodini,
mentre noi ci facevamo portare in giro dalle nostre penne, che sono come navicelle spaziali, arrotate e lisce, che slittano sulle palme, le cantine e le uretre, a dipingerci gli occhi d’azzurro per guardarci più a fondo, a notare i nostri difetti agli specchi capovolti inutilmente, a raccontare ai cuori degli sconosciuti come ci si sente ad essere senza un’idea.
Tutta la noia ammassata in cucina, portata a morire in salotto e salutata per sempre al cesso, con un sciacquone che tuona come un uragano dentro un barattolo di vetro, chiuso ermeticamente, dentro al petto di un canarino.

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