martedì 27 luglio 2010

Ultimamente

Da un "Diario dell'assenza di internet" che ho scritto e credo mai pubblicherò (anche perché è lungo dieci pagine):

"..ultimamente è un periodo che tutto quello che scrivo non mi piace, tranne le cose dove scrivo che non mi riesce più di scrivere, che non mi piace più come scrivo, quelle mi piacciono, ma non è che mi piacciano, è che le considero fuori da ogni giudizio, son cose che scrivo così, uno le legge e poi non è che ci sia molto da pensare."

martedì 13 luglio 2010

Specchi

Si alza tardi
e, come sempre, ricopre le sue mani e i suoi occhi di sonno.
Avanza in silenzio,
avanza verso lo specchio più marcio che rotto.

SPEZZA LO SPECCHIO
RANTOLI, URLA, GEMITI
E GRIDA DI FORMICA

dall'ago escono grida di formica.
Coll'ago incide lo specchio.

Incide i suoi bordi,
incide la sua immagine.
Dall'ago escono urli di formica,
dall'ago
dentro
lo specchio.

sabato 10 luglio 2010

Innocenza

A me, se vogliamo cercare un esempio, c'è un esempio di innocenza che mi commuove sempre.
Qualche anno fa ero da Discovolante, il negozio di dischi della città dove ho fatto le superiori, Bra, e ricordo che a un certo punto erano entrati due signori sui cinquant'anni, che sembrava si tenessero per mano da quanto si sentivano estranei al posto in cui erano appena entrati. Io stavo spulciando fra i cd. I due uomini erano, mi viene da dire, e adesso che ci penso è un po' strano, perchè io di quei due uomini non so molto, dicevo, erano uomini umili. Davano quella sensazione.
Era inverno e avevano delle giacche verdi, verdeacqua meglio, sicuramente molto vecchie. Era gente di campagna, lo si capiva facilmente.
Uno dei due, il portavoce, aveva in mano la cassetta di Wish You Were Here, dei Pink Floyd. Si era avvicinato al gestore e aveva chiesto se, per caso, avevano il cd di quella cassetta. Sembrava stesse tenendo in mano una reliquia. Era una sua reliquia, e se ne stava staccando. Non era un momento facile.
Il gestore gli aveva detto che sì, ce l'avevano, e che in quel periodo i Pink Floyd erano anche scontati. Dopo l'uomo umile gli aveva chiesto, insicuro, se, nel disco, ci fossero comunque gli stessi pezzi della cassetta e l'aveva sporta al proprietario del negozio che, per gentilezza e, mi viene da dire, anche per il ruolo in cui si trovava, l'aveva presa in mano e aveva letto velocemente i titoli.
I due non ci credevano. Quasi per giustificare il loro stupore avevano iniziato a raccontare la loro storia, che quella cassetta l'avevano comprata tanti anni prima, che la tenevano sempre in macchina, ma che ora avevano ambiato macchina e la macchina nuova leggeva solo i cd.
Il gestore aveva preso il cd, glielo aveva dato e aveva detto: "Ecco. è questo. Proprio questo qui."
I due erano ammutoliti.
"Quanto le devo?"
"14, 90"
"Solo?"
"Sì, solo."
"Ma.. se costa così poco, ci sono lo stesso tutte le canzoni?" gli aveva chiesto.

sabato 3 luglio 2010

Poi

Poi c'è una cosa che ho scritto, in questo quaderno, che la stavo già ricopiando qui e quando ho finito di leggerla mi sono vergognato tantissimo. Quindi queste righe bianche sono per la cosa che ci sarebbe dovuta essere qui ma che non ce la faccio proprio a scrivere:




Ecco.

Una fine

..E poi sono arrivato alla conclusione che i ricordi di questi ultimi anni, quelli che sono rimasti in testa, sono rimasti in testa perché, in quei momenti, ho preso coscienza di me stesso.

(sempre dal quaderno)

Una frase passeggera

Non essere sé stessi, almeno nella propria firma.

(sempre dal quaderno)

Pignacento

Ho ritrovato, ieri sera, un quaderno di qualche tempo fa, dove ho scritto delle cose che, ora, a rileggerle, non mi vergogno manco tanto. Quindi pensavo di metterne qualcuna qui. Inizio con questa, che potrebbe fare un po' da prologo alla povertà che leggerete dopo.

"Ho un quaderno Pignacento, azzurro, cento grammi di carta, le pagine spesse e dure, per appoggiarci sopra, senza troppa cura, i miei pensieri deboli e sconclusionati."

giovedì 1 luglio 2010

Un Inizio

Dato per assodato che il lavoro mi disgusta, lavorare in vacanza mi è più sostenibile. I ritmi rallentano, durante la vacanza, il lavoro pure, e quindi mi è più facile innestare il mio, di ritmo, nell'assopito non far nulla generale. Mi è più facile.

Lavoro, sì, ma è un lavoro da vacanza, un lavoricchiare a passettini, senza sforzi, un intermezzo fra le pause. Non è manco un'occupazione, è una svogliatezza.
Così scrivo queste pagine, fino a quando ce ne sarà voglia. O almeno qualcosa di simile.