giovedì 29 novembre 2012
4:45
Questa pioggia che mi spinge e mi fa rallentare. che mi fa
risalire il bisogno di stare chiuso in casa per due giorni. La gente come
anestesia. dei cuscinetti ammortizzatori
per i cattivi pensieri. Ci sono canzoni che ti salvano la vita. e che hanno un
peso da spostare i tuoni mentre piove fuori dalla macchina. come Raining In
Darling di Bonnie “Prince” Billy. che ti fa sentire la fine di tutto e poi di colpo si apre nel bianco. E realizzi come sia bello, guardare la fine.
mercoledì 28 novembre 2012
Strati
Messaggi a distanza di ore e di pochi chilometri. all of
my thoughts are of you. L’apocalisse imminente. di quando ti sei tolta le
scarpe. ed erano piene di sangue. Alifib di Robert Wyatt che mi toglie il
magone fra le costole. e Tom Waits che se ci pensi suona perfetto in una
chiesa. Scegli il colore dei cuscini,
scegli il colore delle persone.
Hanno portato via tutto quello che c’era di familiare, da
questa città. hanno portato via tutto. Piove freddo sui nostri giubbotti grigi
e scuri. che quando ci abbracciamo ci facciamo ancora del male.
Quattro anni questa notte che te ne sei andata. "è successa una cosa terribile, terribilissima." Give me five minutes, with you
sweetest sweet tea.
domenica 18 novembre 2012
Piovuto dal cielo
Tornavo a casa, questa sera, da una serata con degli
amici, e da La Morra stavo tornando giù verso casa mia, e mentre guidavo ero
sereno, ascoltavo un bel disco, e poi tutto d’un tratto, come se fosse piovuto
dal cielo, in mezzo alla strada: un cane
investito.
Di taglia grande, pelo chiaro, perfettamente al centro della strada,
steso su un fianco; solo una macchia di sangue vicino alla testa, che poi è la
prima cosa che ho notato appena l’ho visto. Immobile, per niente scomposto: aveva un
portamento, anche nella morte, raggelante.
Ho subito frenato, cercato di evitarlo, ma andavo abbastanza
veloce, e allora mi son spostato tutto su un lato della strada, cercando di non
schiacciarlo ancora di più, ma ho comunque sentito un colpo alla ruota
posteriore.
E mi è venuto in mente che certe cose capitano così, proprio come
un cane investito in mezzo alla strada, piovuto dal cielo, che ti si
materializza davanti agli occhi una notte mentre torni a casa sereno e senti
che le cose stanno andando bene.
E di solito, quand’è così, che senti che stai prendendo la
velocità, che stai prendendo il ritmo giusto, almeno, a me è successo un’infinità di volte succede
che ti si para davanti un cane investito, come piovuto dal cielo, ed è una cosa
che ti sfonda completamente la testa, perché non sai cosa fare: è l’imprevisto
che non ti lascia più decidere e pensare, e non sai se tornare indietro e fare qualcosa
oppure continuare a guidare e tornare sempre più verso casa, e lasciare che la
testa vada da sola e torni e ritorni mille volte su quella scena.
Mi è tornato in mente il periodo in cui era appena morto il
mio cane, che credo sia morto il 1 di gennaio di quest’anno e poi noi l’abbiamo
trovato poi due o tre giorni dopo, e bene o male ha fatto la stessa fine del
cane di questa sera. E ricordo che, il giorno in cui l’ho saputo, che il mio
cane era morto, quando sono rimasto da solo in casa, ho passato tutto il pomeriggio
ad ascoltare Matt Elliott e a piangere senza vergogna come non facevo da anni.
E quando ormai ero a
casa m’è venuta su una voglia durissima di riprendere la macchina, tornare su quella strada, lasciare la macchina sul ciglio, scendere, prendere il
cane per un zampa e trascinarlo delicatamente in un posto sicuro, guardarlo
un attimo e dirgli a bassa voce: Ciao bello.
giovedì 15 novembre 2012
Certi momenti
Mi succede, ogni tanto, e l’ultima volta che è mi successo è
stato questa notte salendo le scale della palazzina dove abita un mio amico,
dicevo che mi succede, ogni tanto, di rendermi conto di colpo di avere un
corpo, una sensibilità, di essere la persona che sono e, fondamentalmente, mi rendo conto di essere vivo, di esistere, in quell’istante; e in quei momenti è come se il mio livello di percezione del mondo e di me
stesso si alzasse vertiginosamente; così, senza motivo e senza preavviso. E ogni volta che succede mi viene sempre su
una felicità che non saprei neanche descrivere, e non saprei nemmeno se
chiamare felicità. Però poi, in genere, subito dopo questa cosa piacevole e
positiva che sale su, ne viene su un’altra negativa, per niente piacevole, che
fondamentalmente si potrebbe tradurre col pensiero che, appunto, se in certi
momenti mi rendo conto di avere un corpo, una sensibilità, di essere vivo, di
respirare, eccettera eccettera, il resto del tempo no. Che sono abituato.
Questo aprire gli occhi, devo dire, questa presa di coscienza,
la potremmo chiamare, mi sta succedendo parecchie volte, in questi ultimi
tempi. Infatti prima ero in macchina e pensavo all’ultima volta che mi era
successa, questa presa di coscienza, prima di stanotte, però non mi veniva in
mente. E mentre che ero lì che guidavo son passato da un incrocio, che a me
spontaneamente vien da chiamare l’incrocio degli Wilco; che una volta,
quest’estate, ero passato di lì con un mio amico e, come al solito, mi ero
fermato e piano piano ero andato avanti con la macchina perché, in
quell’incrocio lì, che te ti immetti in un senso unico, a destra, non si vede
niente, allora bisogna avanzare piano piano, vedere se c’è qualcuno e se non
c’è nessuno passare. Solo che, quella volta lì, guardando a destra, non mi ero
reso conto che davanti a me, nella direzione opposta, mentre che io guardavo a
destra, era arrivata una macchina, e allora le dovevo dar la precedenza e
lasciarla passare, invece io la precedenza non so perché non gliel’ho data e
avevo girato a sinistra, e la macchina
davanti a me non si era mossa di un millimetro, né aveva suonato il
clacson o protestato in alcun modo. E quando il mio amico mi aveva fatto notare
che non avevo dato la precedenza, io, non so per quale motivo, mi ero reso
conto di stare ascoltando Yankee Foxtrot Hotel degli Wilco, che secondo me è un
disco bellissimo, e alla mancata precedenza non ci avevo dato il minimo peso.
Allora stanotte, mentre che ero lì che pensavo a tutta questa cosa,mentre
passavo dall’incrocio degli Wilco, mi è
venuto in mente che, forse, in quel momento lì, anche in quel momento lì avevo
preso coscienza di essere vivo, di avere un corpo, di avere delle mani, una
faccia, dei piedi, di avere una sensibilità, degli occhi, delle orecchie, e
forse è poi per quello che ancora oggi, che poi ne son passati di mesi, me lo
ricordo, l’incrocio degli Wilco.
martedì 13 novembre 2012
Di notte
Non so perché, di notte, quando son nel letto, ma questo da anni eh, mi viene
sempre da fare dei monologhi o dei discorsi immaginari con delle persone.
Ricordo, per esempio, che c’era un periodo in cui pensavo
spesso di litigare con una mia compagna di classe del liceo, (che, a quanto pare, mi doveva stare parecchio antipatica) ma generalmente sono tutti discorsi tranquilli:
a volte rassegnati, altre volte dico cose che difficilmente poi riesco a dire
come le ho pensate, altre ancora sono solo dei monologhi miei su chissà cosa.
Ma tutti di una fluidità, di una spontaneità.
Mi piacerebbe poterli registrare, tutti questi discorsi e monologhi che mi faccio io, la notte.
Mi piacerebbe poterli registrare, tutti questi discorsi e monologhi che mi faccio io, la notte.
lunedì 12 novembre 2012
Framm
Pensavo ieri notte che è un periodo che non scrivo quasi più, o che comunque scrivo molto meno rispetto a un tempo, e che molte volte inizio, ho anche un’idea, ma non finisco mai. Praticamente tutte le cose che ho iniziato in questi ultimi, diciamo, sei mesi, non le ho mai finite.
E pensavo che sarebbe bello, o almeno interessante, pubblicare un libro solo di frammenti, di cose lasciate a metà o neanche a metà, di abbozzi; e lasciare tutto così come è stato mollato, senza neanche preoccuparsi di finire di scrivere del tutto l’ultima parola, se l’ultima parola non la si è neanche finita di scrivere.
Io lo leggerei, un libro così. Non so, mi sembra che potrebbe essere, forse, l’unico libro vero, in tutto e per tutto, forse anche troppo, che si possa leggere.
E pensavo che sarebbe bello, o almeno interessante, pubblicare un libro solo di frammenti, di cose lasciate a metà o neanche a metà, di abbozzi; e lasciare tutto così come è stato mollato, senza neanche preoccuparsi di finire di scrivere del tutto l’ultima parola, se l’ultima parola non la si è neanche finita di scrivere.
Io lo leggerei, un libro così. Non so, mi sembra che potrebbe essere, forse, l’unico libro vero, in tutto e per tutto, forse anche troppo, che si possa leggere.
mercoledì 7 novembre 2012
Eliminare
Eliminare gli omonimi sul cellulare significa realizzare che non si può essere amici per sempre.
E che per troppo tempo ci si è illusi del contrario.
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