giovedì 9 giugno 2011

Quaranta watt

Le microfratture nelle nostre mani. tutti i giorni. I problemi agli occhi di Van Gogh. che vedeva il centro delle cose deformato. le sue ansie. Dei denti bianchi e quadrati che ho disegnato. delle dediche a dei nessuno innumerabili. e delle penne blu. come degli argini con poca selettività. La poeticità dei suicidi. dei cuori disegnati. dei cuori blu. è un periodo che non so mai che musica ascoltare. e il mio isolamento dal mondo trasmesso è ormai completato. L’amore per i plurali. Il ronzio del mio amplificatore che quando lo spengo crea un vuoto nella stanza. I vuoti non-a-rendere delle mie giornate. come quando mi annoio anche della noia. Certe frasi o certe parole che canto sempre nelle canzoni. Faccio promesse notturne a me stesso di giornate impegnate e operose, svegliandomi già al mattino con un ritardo colossale. Dopo, quando rileggo tutto, manca sempre qualcosa. Come ogni volta che rileggo una mia cosa vecchia, che mi faccio sempre schifo. La salvezza che mi danno certi vinili. Che se pioveva era perché avevamo bestemmiato troppo. L’aria che c’è dentro le lampadine, che non c’è. Ne tengo una in gola, sotto la lingua, e non è per schiarirmi le idee. che la ragione, no, quella magari lasciamola perdere.

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