domenica 26 dicembre 2010

Prove

“Ehi, non tocca a te parlare adesso?”
Iris si scuote i capelli e si accende un’altra sigaretta. Mi scruta da quelle fessure che ha per occhi e si versa un altro bicchiere. Mi sento vulnerabile e in balia di qualsiasi pensiero angoscioso.
“Bene così” dice Sol. Poi fa una pausa e dice: “Stasera mi mancano tutti”.
Lei l’avrebbe capito di sicuro.
“Uno bisogna che esca un po’ ognitanto..” dice, lanciando un’occhiata a Sol. “Capisci cosa voglio dire?”
“Oh Gesù” dice lui, guardandoci entrambi “L’hai già detto mille volte..”
Iris, un po’ come la mia prima moglie, quando dorme sogna in maniera piuttosto violenta, e d’improvviso mi prende una fitta alla caviglia, proprio dove mi ha colpito stanotte, nel sonno. Ogni tanto mi chiede della famiglia, di mio figlio.
Altroché se capisce, Iris.
Dall’arena si sente la banda che ha ricominciato a suonare, e alcuni accordi riescono a superare la distanza fra noi e i musicisti.
Sol si toglie di nuovo il cappello e se lo rigira fra le mani come se volesse controllare la tesa.
“Ma è davvero fuori pericolo? I medici hanno detto che non è in coma.” Rimane in attesa, fissandoci.
“Che vuoi che dicano?” sbotta Iris “Non sanno manco loro come finirà.”
“Ho visto..” dice Sol, ma non sembra molto convinto.
Siamo seduti in soggiorno, attorno al tavolo, coi copioni e delle bottiglie di chissà cosa a stabilire certe distanze. Inizio a sentire la pioggia battere sopra il tetto e mi alzo a chiudere le finestre.
“Sentite” dico “è inutile stare qui a chiedersi come finirà. Stavamo provando, no?”
“Già” dice Iris, guardando verso il salotto e tirando una boccata di fumo, mentre stringe gli occhi.
Riprendiamo i nostri copioni in mano e cerchiamo il punto dove avevamo interrotto.
“Mi sembra che dovessi essere tu a parlare”
“Si, Iris. Un attimo, ho perso il segno”
“Terza riga”
“Grazie. Ok”
Inspiro e cerco di non pensare. Recito:
“Tesoro, non ti demoralizzare. Le cose cambieranno. Ti aiuterò io a trovarne uno, questo fine settimana. Andrà tutto bene, vedrai.”
Sol sogghigna sconfortato.
“Cazzo Sol, la vuoi piantare?! Non abbiamo concluso un cazzo stasera” dice Iris.
“Ma che hai? Non ho parlato!”
“Senti Sol” fa un profondo respiro e si abbassa di una spanna, soffiando l’aria dal naso. “Nessuno di noi tre è dell’umore giusto per provare, ma dobbiamo farlo. Ok?”
“Ok, ok..” dice lui, abbassando lo sguardo. “è solo che mi sembra ridicolo farlo senza di loro.”
“Dobbiamo, Sol.”
“Lo so, lo so.”
Ripeto la battuta come se non fosse successo niente.
“Non so..” recita Iris.
“Davvero” dico io, e le poso la mia mano sulla sua, come da copione. Sento di non essere mai stato spontaneo in vita mia. Da piccolo pensavo sempre che la mia vita fosse uno di quei film che tanto guardavo.
Iris mi guarda e sorride. “Grazie” dice. Poi gira la pagina.

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