mercoledì 3 novembre 2010

Nietzsche (forse capitolo uno, o forse anche basta così)

Mi è capitato di preparare un esame su Nietzsche, ultimamente, e la cosa che mi è rimasta più impressa, di quest’esame che ho preparato, è che Nietzsche sia stato portato via da Torino, ormai demente, su un treno diretto a Basilea, con un berretto da notte in testa, mentre cantava una canzone napoletana.

E pensavo che questa cosa qui, sarebbe bello iniziare da qui, dalla fine.

Ci pensavo proprio in questi giorni, in cui preparavo l’esame, che a me, le cose stupide, quelle senza grande importanza, quelle che staranno sempre fuori dalla Storia, insomma, le cazzate, mi rimangono sempre impresse. Cioè se ora uno dovesse chiedermi di spiegare la filosofia di Nietzsche, ci metterei un momento, a iniziare, e probabilmente non direi nemmeno tutto, ma se uno mi chiedesse cosa mi ricordo, io, di Nietzsche, cosa mi è piaciuto, io non avrei dubbi: Nietzsche, filosofo fondamentale per la storia dell’ottocento e del novecento, dopo aver vissuto per qualche anno a Torino, impazzito, è stato fatto salire su un treno per Basilea da un suo amico che si chiamava Overbeck, venuto a Torino apposta per salvare il suo amico, dopo aver ricevuto delle lettere deliranti, e, sul quel treno, Niezsche, Friederich Nietzsche, autore di opere come La nascita della tragedia, Crepuscolo degli Idoli, Così parlò Zarathustra, Ecce Homo, L’anticristo, filosofo fondamentale per la civiltà moderna fra ottocento e novecento, ci è salito con un berretto da notte in testa e cantando una canzone napoletana.

E pensavo: chissà che canzone era? Per me era “Funiculì Funiculà”.

Che Funiculì Funiculà è una canzone napoletana, io non è che ne sappia molto di canzoni tradizionali, anzi non ne so proprio niente, ma non perché non mi piacciano, non mi sono mai interessato, uno a delle cose si interessa ad altre no, vai a capire il perché poi, però dicevo che Funiculì Funiculà è una canzone napoletana nata agli inizi del Novecento, in Campania, per celebrare l’arrivo in quelle zone della funicolare. E questa cosa la so non perché sono andato a cercare informazioni su Internet, ma perché mi ricordo che era la risposta a una domanda di Chi vuol esser milionario, che a dirlo un po’ mi vergogno, ma, un po’ di anni fa, io guardavo Chi vuol esser milionario tutte le sere, era un appuntamento fisso, quand’ero più piccolo avevo perfino il videogioco per il computer, e ricordo che a una ragazza avevano chiesto quale avvenimento celebrasse Funiculì Funiculà, o una domanda simile, probabilmente messa in un modo più difficile, che letta così è evidente, che Funiculì Funiculà celebri l’arrivo della funicolare a Napoli, o in Campania, comunque. Ma poi perché celebrare? Cosa c’entra il verbo celebrare con Funiculì Funiculà? Delle volte uno dice delle cose che se ci pensa ci rimane stranito, sembra quasi che non siamo noi a parlare, delle volte.

E pensavo che questa cosa qua, dell’essere parlati, la diceva anche sempre Carmelo Bene.

Che poi, a dirla tutta, non è che se la fosse inventata Bene, la cosa dell’essere parlati, è tutto un discorsone lungo di Lacan e anche di De Saussure, che Bene citava spesso, soprattutto nella puntata dell’Uno contro tutti di Maurizio Costanzo, dove, fra l’altro, dice che Nietzsche è impazzito, e se l’è meritato, non come tanti pazzi di oggi, che non se lo meritano, che sono mediocri.

Nessun commento:

Posta un commento