sabato 5 febbraio 2011

Inizio di una storia

Voglio raccontarvi la storia di un pesce, anzi no, di un giornale, anzi no, di mio figlio, anche se io un figlio non ce l’ho, quindi, dato un che un figlio non ce l’ho, si fa prima a parlar di me.
Che se ce l’avessi avuto un figlio, facile, avrei potuto parlar di lui, ma non ce l’ho, si fa a prima a parlar di me, per me. Che poi, a pensarci, io so già poco di me, cosa avrei potuto raccontare di mio figlio?
“Mio figlio, è nato, probabilmente morirà.” avrei potuto scrivere. Alla fine è poi questo. Il resto è soggettivo. Allora si fa prima a raccontar di me.

Anche perché poi, di un figlio avrei dovuto dire di più, è mica vera la cosa di prima, che bastava dire quello, no, bisognava anche dire certe cose che ora la società di oggi capisce che quello lì, quello nato e che probabilmente morirà, è veramente il figlio che non ho.
E allora avrei potuto scrivere: “Mio figlio, è nato, probabilmente morirà. Gli piace il colore blu, e suonare il piffero.” Solo che poi, adesso che ci penso, se poi mio figlio si comprava un piffero blu, io ero mica tanto contento.
Quindi meglio parlar di me, che si fa anche prima.

Io, eh, bella questa, chi sono io? Bella pure questa. Diciamo che io sono un uomo che è nato, morirà, e se avessi avuto un figlio, sarei stato pure il padre di mio figlio. Invece non ce l’ho non son padre di nessuno. Sono solo uno che, hai voglia, parlar di me, è una fatica, mica piccola poi, affatto, c’è da starci secchi, parlar di me, definire chi sono eccettera eccetera.
Forse era meglio se vi raccontavo la storia del pesce.

Ma anche lì, del pesce, io, che ne avrei saputo? E se poi un pesce avesse letto queste cose che scrivo? Come si sarebbe sentito? Per me mica bene, per me. Magari si sarebbe pure arrabbiato, e avrebbe pensato che gli uomini di oggi parlano di cose che non conoscono, come delle storie dei pesci o dei figli che non hanno. Ma menomale che io la storia del pesce non ve la voglio raccontare, vi voglio raccontare di me.
Diciamo che, me, cioè io, me, eh, è un po’ difficile, sapete?

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