giovedì 18 agosto 2011
Notte
Ci porteranno via, perché in fondo qui non abbiamo un cazzo da fare. se non suonare. le nostre chitarre da rischio e da rissa, aspettando elicotteri. su croci bianche d’atterraggio. Parliamo in sincronia perché io e te da qui ce ne andremo via insieme. Appostati negli angoli e sui cofani delle macchine, con la musica alta e delle pressioni dentro la gola. da scartare in silenzio, più tardi. Le mille occasioni che perdo e certe cose che stanno succedendo, che mai avrei pensato. Un Tiziano rinchiuso in una banca. da avvistare di notte dietro un vetro offuscato. con la luce come in una chiesa. Stavano smontando la città mentre parlavamo, ma più che tutto noi leggevamo Paolo Nori. E volano le penne sugli elicotteri e noi ce lo dimenticheremo. E anche questa si chiama malattia. anche questa sarà un’altra periferia. tempo di miserie e tempo di pulsazioni. tempo di miserie e tempo di pulsazioni. delle piccole storie, delle teste pensanti, delle vite spezzate, ricucite alla cazzo. e non si torna a casa, si rimane così, si rimane così, si rimane così. Non cantare quello che ti chiedo. e non mi chiedere quel che penso. Il tuo sorriso che ogni tanto sembra crollare. e spegni sigarette come sogni. E abituati perché sarà sempre peggio. sarà sempre peggio.
martedì 2 agosto 2011
Miriadi di vene
Andremo a Londra. anche noi. lasciando a casa i sogni per evitare gli ingorghi.
Gli occhi da foto. Dimmi come firmi e ti dirò chi vuoi essere.
La polivalenza di certe parole. che sono come cuori che spingono miriadi di vene di significati.
Persi, di notte, salendo invece di scendere, con la benzina a terra. avevamo trovato un ospedale. ed eravamo felicissimi. I divieti di sosta nella tua testa. I tuoi improvvisi arrossamenti negli occhi. che fluivano giù.
in basso.
verso sinistra.
Gli occhi da foto. Dimmi come firmi e ti dirò chi vuoi essere.
La polivalenza di certe parole. che sono come cuori che spingono miriadi di vene di significati.
Persi, di notte, salendo invece di scendere, con la benzina a terra. avevamo trovato un ospedale. ed eravamo felicissimi. I divieti di sosta nella tua testa. I tuoi improvvisi arrossamenti negli occhi. che fluivano giù.
in basso.
verso sinistra.
giovedì 28 luglio 2011
Non fa male, non fa male.
Oggi è morta Agota Kristof, è la peggiore estate di sempre.
Ci sono dei riverberi. come quando ho salutato il decennio con un mare di ronzii. feedback. sciabordii di suoni e rumori incontrollati. L’impalcatura di un palazzo in miniatura costruito col fil di ferro.
Nessuno si è accorto di lui quando è entrato. semplicemente è salito sul palco con le sue bretelle, le sue scarpe da ginnastica fosforescenti e la sua chitarra. la giusta dose di pregiudizio necessaria alla fulminazione. Che ancora adesso ci sono degli organi che suonano negli angoli, ogni tanto.
Oggi è morta Agota Kristof. Bastardi. bastardi tutti.
Ci sono dei riverberi. come quando ho salutato il decennio con un mare di ronzii. feedback. sciabordii di suoni e rumori incontrollati. L’impalcatura di un palazzo in miniatura costruito col fil di ferro.
Nessuno si è accorto di lui quando è entrato. semplicemente è salito sul palco con le sue bretelle, le sue scarpe da ginnastica fosforescenti e la sua chitarra. la giusta dose di pregiudizio necessaria alla fulminazione. Che ancora adesso ci sono degli organi che suonano negli angoli, ogni tanto.
Oggi è morta Agota Kristof. Bastardi. bastardi tutti.
mercoledì 27 luglio 2011
Serate
E i cani che urlano. Le costruzioni immaginarie. Linee in bianco e nero. e scritte luminose sopra tutti i nostri pensieri. Avamposti minati. Biglietti, che sono come messaggi d’aiuto. che escono dalle tasche dei jeans e ti dicono che manca sempre qualcosa. come se una canzone non potesse cambiare un paesaggio. Evitami le strade lunghe, i percorsi abbreviati. Evitami i disastri imbanditi e le serate ammosciate. Disegni inconcludenti sopra fogli che non sono miei. E questa farneticazione è per i distributori di medicine ai bordi delle strade provinciali. per gli appunti presi sulle cartine. per i nostri alberi che fumano. per le ragazze tempesta. per la voce di Bob Dylan in Moonshine Blues.
Tenevi lontani i pensieri con aureole d’alcool. e i Jesus and Mary Chain erano sempre adatti. sia d’estate che d’inverno. per dare senso ai nostri viaggi troppo brevi.
Tenevi lontani i pensieri con aureole d’alcool. e i Jesus and Mary Chain erano sempre adatti. sia d’estate che d’inverno. per dare senso ai nostri viaggi troppo brevi.
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giovedì 21 luglio 2011
Vetro sottile
A degustare dei petali di rosa invetrati. seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi. 7 agosto di pomeriggio, e non una buca da stanare per queste mani fredde. Mettiamo il freno a mano ai pensieri, alle collere e ai desideri. I paraffi alle nostre illusioni. Fra le lamiere roventi di un cimitero, solo io silenzioso, eppure straordinariamente vivo. L’incazzatura cattiva che mi sale quando non trovo più un cd. e smonto stanze e sfascio letti fino a quando non lo trovo. Pile, plichi e cavalli. Annunci pubblicitari di mamme piangenti e di strisce di denti. E questo è l’anno del garofano rosso e dei soli nascenti. delle grandi aspirazioni. Inspira per rilasciare degli odori nella tua gola. Davanti ad un distributore automatico di fiori e di giorni migliori, anch’io rinchiuso in una bolla di vetro, nell’aeroporto di Bruxelles.
venerdì 15 luglio 2011
Un altro improvviso
[voce di sottofondo: mi raccomando mi raccomando, pensa a divertirti, mi raccomando,]
ci salveranno dalla tristezza con dei badili e delle vanghe da collezione, armadi d’oro e stelle da colazione, ricoperti di tele incerate ci aggireremo per i parcheggi delle stazioni come dei fantasmi troppo sporchi per se-ne-andare o come i raccoo-oo-oon come me li immagino in questo momento. Maometto che piange all’entrata di un parco e tutti i tuoi nervi da rivisitare. Anni e anni di superiori e poi di altri superiori . come abbassare a livello marciapiede una persona da incartare. e non sai che ti fa male, che i polmoni sono come spugne secche da tre mesi, che se le bagni le senti riprendere a respirare.
ci salveranno dalla tristezza con dei badili e delle vanghe da collezione, armadi d’oro e stelle da colazione, ricoperti di tele incerate ci aggireremo per i parcheggi delle stazioni come dei fantasmi troppo sporchi per se-ne-andare o come i raccoo-oo-oon come me li immagino in questo momento. Maometto che piange all’entrata di un parco e tutti i tuoi nervi da rivisitare. Anni e anni di superiori e poi di altri superiori . come abbassare a livello marciapiede una persona da incartare. e non sai che ti fa male, che i polmoni sono come spugne secche da tre mesi, che se le bagni le senti riprendere a respirare.
Improvviso per nuova macchina da scrivere
Niente panico, mi raccomando, niente panico, come mantenere la salvezza senza compromettersi gli dei migliori, e tornare a casa sani e salvi da serate che sono come il pane appena sfornato, ricoprirsi di amuleti e salire in macchina, da soli, col sale sotto gli occhi e i dischi giusti per muovere il paesaggio, che è come una tendina in un film, si muove solo se ha un senso, che se piangevi era per la congiuntivite e tu non avevi proprio nulla da spartire con noi, proprio nulla, poi però, come sempre, come sempre, i ritardi e le attese, le fermate dei treni mattinieri, con la luce che risale dai binari e tira dritta verso il cielo, senza perder tempo, che tanto non ti guarda, non ti guarda nessuno, non preoccuparti, ricomincia a parlare piano, che ti sentiranno meglio da lontano e avranno poster e stelle d’oro, luci filanti e prezzi da pagare, come una storia da raccontare a dei nessuno immaginabili, e presto anche le carpe torneranno scarpe e tutto quanto si riaccenderà mogio, a tratti di miele e di tempesta, una catenella dentro la testa, ti strapperà i pensieri corti da quelli fradici e staremo tutti seduti su dei marciapiedi ad aspettare di marcire insieme in allegria, come del vino da tristezza
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