mercoledì 14 settembre 2011

Soft silly music is meaningful magical

I nostri occhi sono chiusi, perché le nostre strade del ritorno sono sempre piene di tir a luci spianate. e i rami che ti escono dalla bocca sanno di inchiostro e di fumo. Un giorno moriremo anche noi. e anche le nostre ceneri voleranno da un aeroplano sopra il mare. Le nostre aree verdi interiori. e le provincie dei nostri rapporti umani. Dici che la tua posizione ideale è fra il bianco e il nero. E gli occhi appoggiati sui rami ci squadrano tranquilli.
Tre euro per tenere accesi i nostri discorsi con quaranta candele colorate. Le alte e le basse maree. che alla fine tra i ciottoli rimane sempre qualcosa. I segreti nascosti, abbottonati stretti in una giacca. Com’è strano essere assolutamente niente.

giovedì 8 settembre 2011

Azzurro carta da zucchero

Oltre il concerto e la necessità di sviluppare la delusione legittima del cervello, tu in fiamme, fra le sbarre. Avviso agli imprudenti. L’eternità tascabile diceva di esserti amica. ma bisogna fingere. fingere d’avere altre intenzioni. Ossa e acqua passate. E delusioni e ritorni. e tangenziali di pensieri. Dentro l’orlo della tua pelle ci sono dei grumi di fili e dei nodi. …Siamo all’ognuno per sé: sei un ognuno o un per sé?... Il fatto non ha importanza, e l’ascendente neppure. Bustine di fiammiferi per mantenere vivo il tuo braciere. aspetto un ritorno di fiamma.

mercoledì 7 settembre 2011

Pulci

È una divertentissima cavalcata, al suo secondo atto. Parto dal fondo, come dipinto dalle mani di tanti fanciulli. …anche per me era una cosa mostruosa il disonore di fabbricare il mio benessere… Scommetti su un nome, uno solo, ma se nel racconto c’è parola che zoppica, chiusa, ostinata, chiedi due volte, illumina la tua conoscenza. Per le spose bambine lo sfogo del pianto provoca un bisogno di fuga che sottintende un’ansia esistenziale. Uno spessore di circa tre millimetri, a causa della catastrofe.
Dell’accidentale e dell’incoerente. c’è da domandarsi quant’è vero Dio.
Per lo smantellamento dei missili si giunse a un accordo attraverso il quale trovarono un minimo comun denominatore per poter liberare le proprie lisergiche impressioni e fantasie. E anche stanotte fa freddo e ti sembra che crescano scarpe e vestiti sugli alberi. Mille incidenti. mille incidenti. e solo pochi scorticamenti. però alla fine c’è stato il lieto fine: sono morti tutti.

martedì 6 settembre 2011

Tutto ciò che ha causato la pioggia

Piovono siringhe sulle tue colonne vertebrali giornaliere. E le gatte che arrivano le mattine dopo gli incidenti nei fossi. hanno gli occhi verdi trasparenti. Ed il bello è che io e te ci diciamo tantissime cose e per il momento è meglio che non ne parliamo. E per strada scivolavano le macchine. sbandamenti su sbandamenti. e portiere ammaccate e mille sbattimenti. Vorrei rubarti delle frasi. e non solo quelle.

sabato 3 settembre 2011

Oceani

Le carezze violente. le tue scarpe volanti. I nostri bagliori migliori. sono stati sempre di notte, di fretta. E a proposito di noi. a proposito dei nostri oceani. delle falene che sbattono tutte le notti contro il vetro scuro dei tuoi occhi. e cercano una via d’uscita.
Tanti avanti e indietro per i solchi delle corsie d’ospedale. E l’infinito che ho disegnato sul polso destro continua a non andare via. Torneremo a scorrere. torneremo a scorrere. torneremo alle nostre vite invernali. maledetto inverno. davvero maledetto inverno.

giovedì 18 agosto 2011

Notte

Ci porteranno via, perché in fondo qui non abbiamo un cazzo da fare. se non suonare. le nostre chitarre da rischio e da rissa, aspettando elicotteri. su croci bianche d’atterraggio. Parliamo in sincronia perché io e te da qui ce ne andremo via insieme. Appostati negli angoli e sui cofani delle macchine, con la musica alta e delle pressioni dentro la gola. da scartare in silenzio, più tardi. Le mille occasioni che perdo e certe cose che stanno succedendo, che mai avrei pensato. Un Tiziano rinchiuso in una banca. da avvistare di notte dietro un vetro offuscato. con la luce come in una chiesa. Stavano smontando la città mentre parlavamo, ma più che tutto noi leggevamo Paolo Nori. E volano le penne sugli elicotteri e noi ce lo dimenticheremo. E anche questa si chiama malattia. anche questa sarà un’altra periferia. tempo di miserie e tempo di pulsazioni. tempo di miserie e tempo di pulsazioni. delle piccole storie, delle teste pensanti, delle vite spezzate, ricucite alla cazzo. e non si torna a casa, si rimane così, si rimane così, si rimane così. Non cantare quello che ti chiedo. e non mi chiedere quel che penso. Il tuo sorriso che ogni tanto sembra crollare. e spegni sigarette come sogni. E abituati perché sarà sempre peggio. sarà sempre peggio.

martedì 2 agosto 2011

Miriadi di vene

Andremo a Londra. anche noi. lasciando a casa i sogni per evitare gli ingorghi.
Gli occhi da foto. Dimmi come firmi e ti dirò chi vuoi essere.
La polivalenza di certe parole. che sono come cuori che spingono miriadi di vene di significati.
Persi, di notte, salendo invece di scendere, con la benzina a terra. avevamo trovato un ospedale. ed eravamo felicissimi. I divieti di sosta nella tua testa. I tuoi improvvisi arrossamenti negli occhi. che fluivano giù.
in basso.
verso sinistra.