martedì 29 giugno 2010

Diario

Cosa ci fai qui a quest'ora?
Quelli che dovevano andare se ne sono andati e quelli che dovevano rimanere li ho cacciati io con le mie mani.
Ti regalerò il diario della mia guerra fredda,
lo impacchetterò in della carta colorata,
del colore delle luci della strada.

Cosa ci fai qui a quest'ora?
Dove sei ora, oltre che qui?
Cosa ci fai qui, ora?

Ti regalerò il diario della mia guerra fredda,
della mia guerra lampo,
tutta in bocca,
tutta finta,
tutta stanca.

Ti regalerò il diario della mia guerra fredda.

mercoledì 16 giugno 2010

Un cassetto

Prima ero di sopra e ho pensato che io sono quattro anni che scrivo un blog, solo che fino a poco tempo fa io un blog non ce l'avevo, ma avevo un cassetto, dove mettevo tutte le cose che scrivevo.
Prima ero di sopra e ho riaperto quel cassetto per rileggerne qualcuna, di queste cose che scrivevo anni fa e, come sempre, mi son vergognato.

sabato 12 giugno 2010

Giorni

Ci sono dei giorni in cui sono impaziente. Dei giorni in cui nessun disco che ascolto mi piace e nessun libro che inizio a leggere mi interessa.Dei giorni in cui tutto va per il verso sbagliato. Dei giorni in cui non so cosa fare. Dei giorni in cui vorrei trovare qualcosa da fare ma tutto o mi schifa o mi annoia. Dei giorni in cui mi do noia da solo. Dei giorni in cui non trovo pace e questo non fare niente mi ammazza. E quindi rimango con la mia incazzatura verso me stesso e verso le cose.
Oggi è così. Ci sono giorni che sono un po' così.
Poi passano.

venerdì 11 giugno 2010

Amareggiato

Mentre non stavo riuscendo a scrivere una lettera per un amico, mi è venuto da scrivere che la parola "amareggiato" ha due significati, anzi, meglio ancora, ha un gusto, che è quello dell'amaro, e un suono, che è quel del mare, della mareggiata, che mi fa sempre venire in mente l'andare e il venire di questi flutti d'amaro, inquieti, agitati.

domenica 30 maggio 2010

L'inizio di qualcosa veramente malato

Cominciò tutto così. Avevamo una casa che era la punta di una stella nel lago dei nostri pensieri, ma pesava. Giusto larga un dito, era più un monolite che un rifugio. Di pietra, umida e scalza, livida di mal di schiena. Al mattino ci alzavamo alle sei senza aver nulla da fare, solo per levarci in fretta da quel bitorzolo di pietra. Giravamo per il lago, l'acqua fredda e bassa svegliava noi e i nostri scricchiolii.
Eravamo la cornice di un romanzo medievale, ma non c'era manco una pagina nella nostra vita. Un giorno Elias mi aveva detto: "Se non ci fosse l'acqua, non avremmo nemmeno più uno specchio". Avevo alzato le spalle come per dire: "Menomale".
Tempo fa, non so quanto, non ha importanza, stavamo scavando una fosse per chiuderci dentro qualcuno e Elias era scoppiato a piangere e si era conficcato la pala nel piede sinistro. Mi ero fermato e lo avevo guardato, ricoprendo il silenzio fra di noi di macchie di respiro gelato. Si era ferito. Aveva gettato la pala ed era uscito dalla buca. L'avevo seguito con lo sguardo per qualche metro, poi avevo ricominciato a scavare.

Una notte avevo sentito dei rumori fuori dalla Pietra, mi ero alzato e, ancora seduto sulla coperta, avevo spiato fuori. Un'ombra stava uscendo dalla mia visuale. Mi ero alzato ed ero uscito, ma non c'era più nulla. Da quella volta non dormo più, tengo solo gli occhi chiusi e le orecchie tese. Sperando di rivederla.

Spalare nell'acqua è la cosa che facciamo di più. Cerchiamo qualunque cosa che non sia acqua. Raramente abbiamo trovato qualcosa.
Cos'altro potremmo fare con delle pale?
Mi rispondo sempre che potremmo ucciderci a vicenda, ma l'acqua è meno dolorosa. O forse di più.

Ricostruiremo la nostra vita, un giorno. Per ora ci limitiamo a scavare.

Stamattina il sole era caldo. Ho pensato che fosse la giornata adatta a cercare qualcosa a est. Sono andato da solo. Per tutto il mattino ho camminato attorno al lago, un occhio all'acqua e l'altro alle mie spalle, inutilmente. Ho trovato una cosa che spero sia un cadavere di qualche animale. L'ho portato verso la Pietra, ma, nel frattempo, avevo già cambiato tutto e la cameriera aveva portato l'arrosto in tavola.
Ellen mi stava parlando della sua giornata e a me non interessava, quindi mangiavo con meno disgusto. Quando finì le sorrisi e lei mi chiese: "E te? Com'è andata?"
"Bene, bene. Oggi ho risolto quella faccenda con Bronson. Ci è voluto meno di quanto speravo..." disse qualcuno da dentro la mia bocca.

Poi si aprì una falla nella nave. Antonio urlò: "C'è UNA FALLA!!" Tutti correvano via e io ero rimasto immobile, incredulo e compiaciuto. Non si sarebbe salvato nessuno, lo sapevo bene, tanto valeva allora godersi la poesia sadica del momento e del movimento.

mercoledì 26 maggio 2010

Discorsi

Sulla via che porta alla stazione dove mi lascia il 18, c'è un barbone seduto davanti a una banca, credo, sempre con una sigaretta in bocca, che parla da solo. Lo fa con una classe che ha del meraviglioso: composto, per nulla preoccupante, anzi, quasi affascinante. Sembra che gli abbiano messo attorno una tavolata di amici sotto un portico, dopo cena, a discutere di qualcosa che lui conosce benissimo, ma che, in un attimo, gli abbiano tolto gli amici, il portico e la cena, e lui sia rimasto lì, ancora ignaro di tutto, assorto nel suo discorso.

lunedì 24 maggio 2010

Mezzi di trasporto

Fotografare particolari inutili sapendo di non poterli rivedere mai più

Farsi strappare un lembo di pelle a ogni foto in cui siamo rimasti impigliati, sullo sfondo

Litigare delle settimane per decidere che umore darsi

Annusare come i cani i tramonti e dopo tornare di fretta in casa, col sole

Sentire le chitarre cigolare e poi ronzare e cantare a bassa voce, a rispetto della discrezione dei fantasmi

Assecondare le assenze e onorarle a bocca aperta

Ricoprirsi di amuleti e illudersi di poter tornare

Semplificare i viaggi a poche fermate e perdersi nei tramezzi delle autostrade

Riuscire finalmente a giocare col fuoco degli altri

Spostarsi di direzione quando passa un tram,
senza considerare nessuno
senza dare spazio a nessuno

Aprire le mani al vento quando passa un pullamn
Aprire le mani al vento quando passa un pullman

Ritirarsi nei cortili
Respirare di giardini
Odorare di cortili

E tutti i bus stanno per essere riverniciati
E tutti i bus sono stati riverniciati

Ricopriamoli di carta velina e gettiamoli nel torrente
Ricopriamoli di carta velina e gettiamoli nel torrente

E poi scappiamo sopra del nastro adesivo,
strisciando come lumache
Scappiamo e corriamo via
Scappiamo e corriamo via
Appena possibile, scappare via.