domenica 26 settembre 2010

Collega

Questo pomeriggio camminavo da solo per Torino, portando in mano la custodia con dentro la chitarra elettrica che mi era appena stata regalata, stavo andando a cercare un mercatino di dischi usati, e, mentre camminavo, mi rendevo conto che stavo camminando in un modo diverso, da quello solito, quasi mi sentissi più sicuro, più definito, con quella chitarra in mano. Quella custodia era un messaggio, velato, che però, mi sembra dicesse chiaramente qualcosa di me .
Tutti quelli che incontravo per strada si fermavano un attimo a guardare la custodia e poi me, e a un certo punto ho incontrato un signore sui cinquant'anni, un cosiddetto musicista di strada, molto abbronzato, un po' sporco a dire il vero, con un sassofono in mano, che veniva nella direzione opposta alla mia. Mi ha notato subito, e, mentre camminava, gli si è aperto sul volto un sorriso stupendo, e gli occhi gli si sono illuminati, e ha toccato, ma solo un attimo, delicatamente, il suo sassofono come a dire: Ciao collega, sono contento. Spero ti vada bene.

venerdì 10 settembre 2010

E

E io m'ero dimenticato, di come sia bello, svegliarsi al mattino presto, alle otto meno venti.

giovedì 9 settembre 2010

Cose che capitano

Stamattina mi son svegliato, ho guardato l'ora sul cellulare, le dieci e mezza. Perfetto, ho pensato, ho sentito la sveglia. Ieri sera sono andato a dormire alle cinque e mezza e stamattina ho sentito la sveglia. Posso studiare, ho pensato.
Poi, io, se quando mi sveglio di colpo non poso un attimo la testa sul cuscino prima di alzarmi veramente, non lo so, mi sembra di non essermi alzato, ma di essermi raddrizzato soltanto. Ci vuole un momento, per me, per capire di esser svegli.
Allora ho pensato, Son contento, mentre appoggiavo un attimo la testa al cuscino, e mentre lo facevo mi sentivo stranamente sveglio, come se nel sonno avessi aspettato di svegliarmi già da ore, e fossi stato lì, con gli occhi chiusi, ma solo per finta.
Ho rialzato la testa, ho fatto per prendere il cellulare e scendere: l'una e mezza.
Ci sono rimasto di un male, che mi ci ha fatto rimuginare per tutto il giorno. In cucina ero talmente confuso che ho girato per qualche minuto a vuoto, andavo verso un cassetto poi mi veniva in mente che non dovevo aprire quello, per prendere la padella per farmi pranzo, e così per un bel po'. E pensavo Non è possibile, non è possibile, è stato solo un secondo.
Poi mi son svegliato. Che in quei momenti lì, quando ero confuso, ma me ne sono reso conto poi dopo, io in verità stavo ancora dormendo, e mi stavo chiedendo come potesse essere successa, una cosa così.

domenica 29 agosto 2010

Ritorno in treno

Non so se quelli che mi guardano scrivere mi diano fastidio o mi facciano piacere. Diciamo che mi fa piacere che mi diano fastidio.

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è così bello stare in silenzio, perché devo sempre parlare sopra gli altri?

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Suonare qualche canzone, in una stazione della metropolitana, davanti a persone che conosco poco.

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Sono seduto su un sedile dell'Era. Era, BASSE LA POLIC from Albania

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Michael Zadoorian, "Second Hand": "Questa donna gatto che dorme nel tempio dei morti."
"Afrodite randagia"

domenica 15 agosto 2010

Nell'armadio

Tempo fa ho scritto una cosa per questo sito qui. Oggi è stata pubblicata.

martedì 10 agosto 2010

Drolatique-sérieux

Fra le tende abbassate
il sole entra nella mia stanza con l'allegra furia
di un pugnale vittorioso brandito da un avventuroso fanciullo.
Io fumo:
sulla lama del pugnale dorato
il fumo della sigaretta
si contorce, lotta, sembra gemere e protestare,
poi evade, fugge, si precipita fuori dalla finestra.
Incontra il sole...
Questo fumo blu, nutrito di sogni, incontra il sole.
Il sole non fa sogni...
Forse è lui la Verità in persona,
così bello!
Allora è un errore, un grave errore
soffiare i miei sogni sul volto radioso della Verità?
è blasfemo, è vile?
è insultare il Sole?

[Emanuel Carnevali]

martedì 3 agosto 2010

Appunti presi su un diarietto quest'oggi durante una giornata a Torino

Torino era un binario morto quando sono arrivato. Un mercato rionale scomparso in pochi secondi, sotto i miei occhi. Narici e polmoni inaciditi e rosi dallo smog. Stanchezza. Luce. Sporcizia. Sulla strada di Rimbaud.
E poi la pioggia, a perdonare tutti.

"Ti perdono... ti perdono... ti perdono..."