mercoledì 13 febbraio 2013
mercoledì 30 gennaio 2013
martedì 4 dicembre 2012
Un indovinello
C’è un indovinello, che mi ha fatto l’altro giorno una
mia amica, che fa più o meno così: c’è un uomo a letto che non riesce a
dormire. Gira e rigira, ma niente, non riesce ad addormentarsi. Allora si alza,
si mette seduto sul letto, sta lì una mezz’oretta buona, poi alza il telefono e fa:
“Signor Rossi?”, butta giù, si corica e riesce a dormire. Perché?
Ora, naturalmente quando si fa un indovinello non si può
svelare subito la soluzione, bisogna lasciar ben rosolare, altrimenti che
indovinello è, ma per farla breve la soluzione la dico subito, che tanto non è
neanche il punto del discorso: l’uomo chiama il signor Rossi al telefono perché
è suo vicino di casa e sta russando, così lo sveglia e può dormire tranquillo.
E quest’indovinello lo si usa, mi diceva la mia amica, per vedere se la gente
riesce a pensare “lateralmente”.
Ecco. Allora a me, questa mattina, è venuto da pensare
che ultimamente, ma anche già tempo fa, io quando scrivo, le cose che scrivo,
son scritte un po’ in quel modo lì, come nell’indovinello, cioè che io fornisco
dei fatti, anzi delle schegge di fatti, e le fornisco da un’unica prospettiva,
che poi credo sia la mia, però non spiego mai le connessioni, i perché. Allora
la gente, leggendo le cose che scrivo, può dire: Eh, non si capisce un cazzo.
Invece poi ci sono, le connessioni e i perché, solo che non ci sono, cioè, nel senso, son sotterranee, son fra le cose non scritte; e allora basta solo cercare di sentirle. Che forse, adesso questo non lo so con certezza, però m’è anche venuto da pensare, stamattina, che forse le connessioni e i perché non ci sono perché in fondo non sono così importanti.
Invece poi ci sono, le connessioni e i perché, solo che non ci sono, cioè, nel senso, son sotterranee, son fra le cose non scritte; e allora basta solo cercare di sentirle. Che forse, adesso questo non lo so con certezza, però m’è anche venuto da pensare, stamattina, che forse le connessioni e i perché non ci sono perché in fondo non sono così importanti.
E ho pensato che io è un bel po’ che scrivo in questo
modo, ma questa cosa non l’avevo mai realizzata.
Poi ho anche pensato che forse mi prendo troppo sul
serio.
domenica 2 dicembre 2012
Schegge #2
Guardarsi negli specchi e ricordarsi di esistere ancora. La
storia nei portafogli e nelle stazioni. che hanno i soffitti invasi di luce e
non sembrano mai quello che sono.
giovedì 29 novembre 2012
4:45
Questa pioggia che mi spinge e mi fa rallentare. che mi fa
risalire il bisogno di stare chiuso in casa per due giorni. La gente come
anestesia. dei cuscinetti ammortizzatori
per i cattivi pensieri. Ci sono canzoni che ti salvano la vita. e che hanno un
peso da spostare i tuoni mentre piove fuori dalla macchina. come Raining In
Darling di Bonnie “Prince” Billy. che ti fa sentire la fine di tutto e poi di colpo si apre nel bianco. E realizzi come sia bello, guardare la fine.
mercoledì 28 novembre 2012
Strati
Messaggi a distanza di ore e di pochi chilometri. all of
my thoughts are of you. L’apocalisse imminente. di quando ti sei tolta le
scarpe. ed erano piene di sangue. Alifib di Robert Wyatt che mi toglie il
magone fra le costole. e Tom Waits che se ci pensi suona perfetto in una
chiesa. Scegli il colore dei cuscini,
scegli il colore delle persone.
Hanno portato via tutto quello che c’era di familiare, da
questa città. hanno portato via tutto. Piove freddo sui nostri giubbotti grigi
e scuri. che quando ci abbracciamo ci facciamo ancora del male.
Quattro anni questa notte che te ne sei andata. "è successa una cosa terribile, terribilissima." Give me five minutes, with you
sweetest sweet tea.
domenica 18 novembre 2012
Piovuto dal cielo
Tornavo a casa, questa sera, da una serata con degli
amici, e da La Morra stavo tornando giù verso casa mia, e mentre guidavo ero
sereno, ascoltavo un bel disco, e poi tutto d’un tratto, come se fosse piovuto
dal cielo, in mezzo alla strada: un cane
investito.
Di taglia grande, pelo chiaro, perfettamente al centro della strada,
steso su un fianco; solo una macchia di sangue vicino alla testa, che poi è la
prima cosa che ho notato appena l’ho visto. Immobile, per niente scomposto: aveva un
portamento, anche nella morte, raggelante.
Ho subito frenato, cercato di evitarlo, ma andavo abbastanza
veloce, e allora mi son spostato tutto su un lato della strada, cercando di non
schiacciarlo ancora di più, ma ho comunque sentito un colpo alla ruota
posteriore.
E mi è venuto in mente che certe cose capitano così, proprio come
un cane investito in mezzo alla strada, piovuto dal cielo, che ti si
materializza davanti agli occhi una notte mentre torni a casa sereno e senti
che le cose stanno andando bene.
E di solito, quand’è così, che senti che stai prendendo la
velocità, che stai prendendo il ritmo giusto, almeno, a me è successo un’infinità di volte succede
che ti si para davanti un cane investito, come piovuto dal cielo, ed è una cosa
che ti sfonda completamente la testa, perché non sai cosa fare: è l’imprevisto
che non ti lascia più decidere e pensare, e non sai se tornare indietro e fare qualcosa
oppure continuare a guidare e tornare sempre più verso casa, e lasciare che la
testa vada da sola e torni e ritorni mille volte su quella scena.
Mi è tornato in mente il periodo in cui era appena morto il
mio cane, che credo sia morto il 1 di gennaio di quest’anno e poi noi l’abbiamo
trovato poi due o tre giorni dopo, e bene o male ha fatto la stessa fine del
cane di questa sera. E ricordo che, il giorno in cui l’ho saputo, che il mio
cane era morto, quando sono rimasto da solo in casa, ho passato tutto il pomeriggio
ad ascoltare Matt Elliott e a piangere senza vergogna come non facevo da anni.
E quando ormai ero a
casa m’è venuta su una voglia durissima di riprendere la macchina, tornare su quella strada, lasciare la macchina sul ciglio, scendere, prendere il
cane per un zampa e trascinarlo delicatamente in un posto sicuro, guardarlo
un attimo e dirgli a bassa voce: Ciao bello.
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