mercoledì 30 gennaio 2013

Energie

Non riesco più a leggere la notte
non riesco più a concentrarmi su altro.

martedì 4 dicembre 2012

Un indovinello

C’è un indovinello, che mi ha fatto l’altro giorno una mia amica, che fa più o meno così: c’è un uomo a letto che non riesce a dormire. Gira e rigira, ma niente, non riesce ad addormentarsi. Allora si alza, si mette seduto sul letto, sta lì una mezz’oretta buona, poi alza il telefono e fa: “Signor Rossi?”, butta giù, si corica e riesce a dormire. Perché?

Ora, naturalmente quando si fa un indovinello non si può svelare subito la soluzione, bisogna lasciar ben rosolare, altrimenti che indovinello è, ma per farla breve la soluzione la dico subito, che tanto non è neanche il punto del discorso: l’uomo chiama il signor Rossi al telefono perché è suo vicino di casa e sta russando, così lo sveglia e può dormire tranquillo. E quest’indovinello lo si usa, mi diceva la mia amica, per vedere se la gente riesce a pensare “lateralmente”.

Ecco. Allora a me, questa mattina, è venuto da pensare che ultimamente, ma anche già tempo fa, io quando scrivo, le cose che scrivo, son scritte un po’ in quel modo lì, come nell’indovinello, cioè che io fornisco dei fatti, anzi delle schegge di fatti, e le fornisco da un’unica prospettiva, che poi credo sia la mia, però non spiego mai le connessioni, i perché. Allora la gente, leggendo le cose che scrivo, può dire: Eh, non si capisce un cazzo.
Invece poi ci sono, le connessioni e i perché, solo che non ci sono, cioè, nel senso, son sotterranee, son fra le cose non scritte; e allora basta solo cercare di sentirle. Che forse, adesso questo non lo so con certezza, però m’è anche venuto da pensare, stamattina, che forse le connessioni e i perché non ci sono perché in fondo non sono così importanti.
E ho pensato che io è un bel po’ che scrivo in questo modo, ma questa cosa non l’avevo mai realizzata.

Poi ho anche pensato che forse mi prendo troppo sul serio.

domenica 2 dicembre 2012

Schegge #2

Guardarsi negli specchi e ricordarsi di esistere ancora. La storia nei portafogli e nelle stazioni. che hanno i soffitti invasi di luce e non sembrano mai quello che sono.

giovedì 29 novembre 2012

4:45

Questa pioggia che mi spinge e mi fa rallentare. che mi fa risalire il bisogno di stare chiuso in casa per due giorni. La gente come anestesia. dei cuscinetti ammortizzatori per i cattivi pensieri. Ci sono canzoni che ti salvano la vita. e che hanno un peso da spostare i tuoni mentre piove fuori dalla macchina. come Raining In Darling di Bonnie “Prince” Billy. che ti fa sentire la fine di tutto e poi di colpo si apre nel bianco. E realizzi come sia bello, guardare la fine.

mercoledì 28 novembre 2012

Strati

Messaggi a distanza di ore e di pochi chilometri. all of my thoughts are of you. L’apocalisse imminente. di quando ti sei tolta le scarpe. ed erano piene di sangue. Alifib di Robert Wyatt che mi toglie il magone fra le costole. e Tom Waits che se ci pensi suona perfetto in una chiesa.  Scegli il colore dei cuscini, scegli il colore delle persone.
Hanno portato via tutto quello che c’era di familiare, da questa città. hanno portato via tutto. Piove freddo sui nostri giubbotti grigi e scuri. che quando ci abbracciamo ci facciamo ancora del male.

Quattro anni questa notte che te ne sei andata. "è successa una cosa terribile, terribilissima." Give me five minutes, with you sweetest sweet tea. 

domenica 18 novembre 2012

Piovuto dal cielo

Tornavo a casa, questa sera, da una serata con degli amici, e da La Morra stavo tornando giù verso casa mia, e mentre guidavo ero sereno, ascoltavo un bel disco, e poi tutto d’un tratto, come se fosse piovuto dal cielo, in mezzo alla strada:  un cane investito.
Di taglia grande, pelo chiaro, perfettamente al centro della strada, steso su un fianco; solo una macchia di sangue vicino alla testa, che poi è la prima cosa che ho notato appena l’ho visto.  Immobile, per niente scomposto: aveva un portamento, anche nella morte, raggelante.

Ho subito frenato, cercato di evitarlo, ma andavo abbastanza veloce, e allora mi son spostato tutto su un lato della strada, cercando di non schiacciarlo ancora di più, ma ho comunque sentito un colpo alla ruota posteriore.
E mi è venuto in mente che certe cose capitano così, proprio come un cane investito in mezzo alla strada, piovuto dal cielo, che ti si materializza davanti agli occhi una notte mentre torni a casa sereno e senti che le cose stanno andando bene.

E di solito, quand’è così, che senti che stai prendendo la velocità, che stai prendendo il ritmo giusto, almeno, a me è successo un’infinità di volte succede che ti si para davanti un cane investito, come piovuto dal cielo, ed è una cosa che ti sfonda completamente la testa, perché non sai cosa fare: è l’imprevisto che non ti lascia più decidere e pensare, e non sai se tornare indietro e fare qualcosa oppure continuare a guidare e tornare sempre più verso casa, e lasciare che la testa vada da sola e torni e ritorni mille volte su quella scena.

Mi è tornato in mente il periodo in cui era appena morto il mio cane, che credo sia morto il 1 di gennaio di quest’anno e poi noi l’abbiamo trovato poi due o tre giorni dopo, e bene o male ha fatto la stessa fine del cane di questa sera. E ricordo che, il giorno in cui l’ho saputo, che il mio cane era morto, quando sono rimasto da solo in casa, ho passato tutto il pomeriggio ad ascoltare Matt Elliott e a piangere senza vergogna come non facevo da anni.  

E quando ormai ero a casa m’è venuta su una voglia durissima di riprendere la macchina, tornare su quella strada, lasciare la macchina sul ciglio, scendere, prendere il cane per un zampa e trascinarlo delicatamente in un posto sicuro, guardarlo un attimo e dirgli a bassa voce: Ciao bello.

giovedì 15 novembre 2012

Certi momenti

Mi succede, ogni tanto, e l’ultima volta che è mi successo è stato questa notte salendo le scale della palazzina dove abita un mio amico, dicevo che mi succede, ogni tanto, di rendermi conto di colpo di avere un corpo, una sensibilità, di essere la persona che sono e, fondamentalmente, mi rendo conto di essere vivo, di esistere, in quell’istante; e in quei momenti è come se il mio livello di percezione del mondo e di me stesso si alzasse vertiginosamente; così, senza motivo e senza preavviso. E ogni volta che succede mi viene sempre su una felicità che non saprei neanche descrivere, e non saprei nemmeno se chiamare felicità. Però poi, in genere, subito dopo questa cosa piacevole e positiva che sale su, ne viene su un’altra negativa, per niente piacevole, che fondamentalmente si potrebbe tradurre col pensiero che, appunto, se in certi momenti mi rendo conto di avere un corpo, una sensibilità, di essere vivo, di respirare, eccettera eccettera, il resto del tempo no. Che sono abituato.

Questo aprire gli occhi, devo dire, questa presa di coscienza, la potremmo chiamare, mi sta succedendo parecchie volte, in questi ultimi tempi. Infatti prima ero in macchina e pensavo all’ultima volta che mi era successa, questa presa di coscienza, prima di stanotte, però non mi veniva in mente. E mentre che ero lì che guidavo son passato da un incrocio, che a me spontaneamente vien da chiamare l’incrocio degli Wilco; che una volta, quest’estate, ero passato di lì con un mio amico e, come al solito, mi ero fermato e piano piano ero andato avanti con la macchina perché, in quell’incrocio lì, che te ti immetti in un senso unico, a destra, non si vede niente, allora bisogna avanzare piano piano, vedere se c’è qualcuno e se non c’è nessuno passare. Solo che, quella volta lì, guardando a destra, non mi ero reso conto che davanti a me, nella direzione opposta, mentre che io guardavo a destra, era arrivata una macchina, e allora le dovevo dar la precedenza e lasciarla passare, invece io la precedenza non so perché non gliel’ho data e avevo girato a sinistra, e la macchina  davanti a me non si era mossa di un millimetro, né aveva suonato il clacson o protestato in alcun modo. E quando il mio amico mi aveva fatto notare che non avevo dato la precedenza, io, non so per quale motivo, mi ero reso conto di stare ascoltando Yankee Foxtrot Hotel degli Wilco, che secondo me è un disco bellissimo, e alla mancata precedenza non ci avevo dato il minimo peso. Allora stanotte, mentre che ero lì che pensavo a tutta questa cosa,mentre passavo dall’incrocio degli Wilco,  mi è venuto in mente che, forse, in quel momento lì, anche in quel momento lì avevo preso coscienza di essere vivo, di avere un corpo, di avere delle mani, una faccia, dei piedi, di avere una sensibilità, degli occhi, delle orecchie, e forse è poi per quello che ancora oggi, che poi ne son passati di mesi, me lo ricordo, l’incrocio degli Wilco.